Il 2 marzo alle Nazioni Unite, il governo brasiliano è stato denunciato per l’alto rischio di genocidio di popolazioni indigene isolate, per lo smantellamento della sua struttura governativa che combatte la deforestazione e anche per gli oltre 800 progetti di legge anti-indigeni presentati al Congresso. Il leader indigeno Davi Kopenawa Yanomami ha partecipato all’audizione delle Nazioni Unite a Ginevra, in Svizzera, in cui ha chiesto alle Nazioni Unite di chiedere azioni concrete dal Brasile per invertire l’attuale attacco alle popolazioni indigene. “Le leggi del Brasile non vengono rispettate nemmeno dalle autorità brasiliane. Non sono venuto qui per mentire, né per parlare male del Brasile. Sono venuto qui per avvisare e informare di ciò che soffrono i nostri indigeni”, ha affermato lo sciamano Yanomami. Anche il CIMI – Consiglio missionario indigeno, rappresentato da Paulo Lugon Arantes, ha presentato una denuncia, ricordando i 7 omicidi di leader indigeni nel 2019 e la minaccia del disegno di legge PL 191, un progetto che consentirà di estrarre, scavare oro, centrali idroelettriche agroalimentare e sfruttamento di petrolio e gas nelle terre indigene
Con l’opportunità di un dialogo aperto con il relatore speciale delle Nazioni Unite per l’ambiente e i diritti umani, l’Istituto socio-ambientale (ISA) e la Commissione Arns hanno presentato una denuncia che mira ad avviare un dialogo con la comunità internazionale sui tentativi di attentare ai diritti fondamentali delle popolazioni indigene .
Hanno anche presentato un documento che rivendica il rafforzamento istituzionale di Funai, ICMBio e Ibama; per il miglioramento delle operazioni di ispezione su terre indigene e unità di conservazione; per ulteriori azioni sulla localizzazione di eventuali gruppi indigeni isolati che non sono stati ancora registrati; così come riprendere immediatamente il processo dei processi di demarcazione delle terre indigene.