La grande cantante sudafricana Miriam Makeba era nata il 4 marzo 1932 a Johannesburg, ed è ricordata. La sua popolarità internazionale si deve soprattutto al grande successo della canzone “Pata pata”, pubblicata nel 1957 ma che arrivò al dodicesimo posto delle classifiche americane dieci anni dopo, quando il disco fu pubblicato negli Stati Uniti.
Pata pata suona alla radio e invade le case di tutto il mondo. È il 1967 e il successo mondiale di Zenzile Miriam Makeba, originaria di Johannesburg apre in maniera simbolica le danze della rivoluzione contro il regime di apartheid in Sudafrica. Nel 1960 il regime, infastidito dalla sua musica di libertà, costringe l’artista all’esilio negli Stati Uniti. Per altri 34 anni ancora, l’apartheid in Sudafrica non sarebbe finito ma la musica di Mama Africa, come spesso viene chiamata, non era un inno di lotta aperta; era arte, libertà e testimonianza.
Per il suo attivismo politico contro il regime di apartheid in Sudafrica – la separazione e discriminazione razzista nei confronti dei neri da parte della minoranza bianca – le fu impedito nel 1969 di rientrare nel paese, e ci tornò solo nel 1990. In quei vent’anni fu popolare e attiva in tutto il mondo, sia per la sua musica che per il suo impegno politico. La sua fama internazionale era iniziata nel 1959, quando la sua presenza in un documentario sull’apartheid – in Sudafrica era già nota come cantante di musica a metà tra il jazz e la tradizione – le guadagnò molta attenzione e l’invito alla Mostra del Cinema di Venezia.
Quando non poté tornare in Sudafrica andò a Londra e negli Stati Uniti, dove fu molto promossa dal cantante Harry Belafonte e iniziò la sua vera carriera internazionale, con concerti e dischi. Con Belafonte cantò tra l’altro alla festa di compleanno di John Kennedy del 1962. Per 15 anni visse poi in Guinea, di cui fu delegata all’assemblea delle Nazioni Unite.
“La gente pensa che io abbia consapevolmente deciso di dire al mondo cosa stava succedendo in Sudafrica”, disse Makeba una volta durante un’intervista. “No! Stavo cantando della mia vita, e in Sudafrica cantavamo sempre di quello che ci succedeva, soprattutto delle cose che ci facevano male”. Makeba è tornata in Sudafrica all’inizio degli anni Novanta, quando il regime di apartheid cominciava a sgretolarsi e la sua musica tornò a suonare libera rimarginando l’anima di una nazione ferita.
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