Un team di studiosi della NASA ha studiato la misteriosa foschia di colore blu individuata intorno al pianeta nano Plutone elaborando un modello che in futuro potrebbe essere applicato anche ad altri corpi celesti nel Sistema Solare. Secondo la ricerca, pubblicata su Nature Astronomy, la nebbia presente sul pianeta nano si comporrebbe di cristalli di ghiaccio con una percentuale elevata di cianuro incapsulato. Il team di esperti ha studiato le letture e i dati di New Horizon, che si è avvicinata al pianeta nano nel 2015, e di Cassini, che invece, ha sorvolato il sistema di Saturno fino al 2017. Il gruppo di studiosi ha realizzato dei modelli computerizzati in modo da stabilire le reazioni chimiche che si producono nella flebile atmosfera di Plutone, come nei satelliti di Saturno e di Nettuno. “Quando i raggi del Sole colpiscono la parte superiore dell’atmosfera del pianeta nano – dichiara Panayotis Lavvas, autore della ricerca – le reazioni chimiche producono delle molecole di acido cianidrico, una sostanza velenosa, composta da etilene e acetilene. La radiazione solare può ”rompere” queste molecole, e le reazioni tra i frammenti sono il punto di partenza di una complessa chimica organica”. “L’acido cianidrico – continua Lavvas – rappresenta un classico sottoprodotto della fotochimica. Le molecole presenti nell’atmosfera di Plutone sono, infatti, ricongelate in piccole particelle di ghiaccio che disperdono la luce solare producendo la foschia blu avvistata dagli strumenti”.
Secondo l’esperto anche il satellite di Saturno Titano e la più grande luna di Nettuno Tritone mostrano una foschia intorno alla superficie, ma i dati mostrano una composizione diversa delle rispettive atmosfere. “La differenza principale – aggiunge Lavvas – è nei livelli di temperatura atmosferica. Plutone risulta molto più freddo di Titano, perciò le molecole organiche condensano prima di raggiungere la grandezza individuata sul satellite di Saturno“. Ma anche la composizione della nebbia è diversa, aggiunge lo scienziati. Su Plutone, infatti, è stata osservata una notevole quantità di ghiacci organici mentre Titano presenta una predominanza di idrocarburi policiclici che si aggregano fino a raggiungere l’equilibrio rendendo le molecole eccessivamente pesanti e galleggianti per rimanere negli strati superiori dell’atmosfera. “Lo studio della composizione chimica atmosferica di Plutone potrebbe rivelare i segreti sulla foschia di altri corpi celesti. Attraverso la stessa tecnica di osservazione – aggiunge l’esperto – siamo riusciti a rilevare ghiacci organici anche su Tritone“.
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