Restituire la terra indigena potrebbe essere la migliore strategia di conservazione

Otto anni fa, il governo australiano ha acquistato 19 proprietà agricole in tutta la Lower Murrumbidgee Valley nel Nuovo Galles del Sud con l’intenzione di riportare la regione delle zone umide al suo antico splendore. Dopo aver esaminato le proposte, la terra è stata assegnata al consiglio tribale dei Nari Nari, che ha collaborato con la Nature Conservancy per riportare in vita la regione che hanno abitato per 50.000 anni. I Nari Nari hanno rianimato la valle, rimosso le vecchie infrastrutture di irrigazione e incoraggiato il ritorno di specie autoctone come il pesce persico dorato, le rane campane e le spatole.

Questo esempio di conservazione e restauro è uno dei tanti in una strategia ambientale in crescita chiamata Conoscenze Ecologiche Tradizionali (TEK). Il concetto è radicato nell’idea che il modo più efficiente ed etico per conservare e rivitalizzare la terra è restituirla ai suoi amministratori indigeni originari.

Nel Montana, dove il governo degli Stati Uniti ha sequestrato 18.000 acri alle tribù Salish e Kootenai, le agenzie federali e statali hanno lavorato per preservare le popolazioni autoctone di bisonti, ma le mandrie sono spesso mal gestite. Ora, la terra viene restituita alle tribù con la consapevolezza che le comunità di nativi americani hanno la saggezza indigena necessaria per coltivare non solo una sana popolazione di bisonti, ma un ecosistema più sano nel suo insieme. Finora, la gestione di Salish e Kootenai è stata molto efficace. Hanno creato la prima area selvaggia tribale della nazione, la Mission Mountain Wilderness Area, e ne hanno chiuse ampie porzioni durante tutto l’anno per consentire alle popolazioni di orsi grizzly di vivere e nutrirsi in pace.

Un recente studio pubblicato su PNAS ha scoperto che l’uso degli incendi controllati secondo il metodo indigeno è il modo più efficace per prevenire incendi devastanti nel New Mexico, mentre un altro studio dell’Università della British Columbia ha scoperto che le terre gestite dagli indigeni in Australia, Brasile e Canada erano più ricche di specie di vertebrati.

In Canada, il governo ha collaborato con la Qikiqtani Inuit Association per gestire l’area di conservazione marina nazionale di Tallurutiup Imanga e l’area marina protetta di Tuvaijuittuq nel territorio del Nunavut per una migliore protezione della biodiversità delle specie artiche critiche.

In California, la tribù Esselen sta riportando il California Condor nel Big Sur, e la tribù Yurok sta proteggendo chilometri di vitali siti di riproduzione del salmone lungo il fiume Klamath.

Oltre alla conservazione ambientale, la restituzione della terra alle comunità indigene servirebbe come una piccola forma di riparazione per le comunità che sono state oppresse, emarginate e uccise per mano dei coloni.

“La superficie totale non compenserebbe del tutto il General Allotment Act, che ci ha derubato di 90 milioni di acri, ma garantirebbe un accesso illimitato alle nostre terre tribali”, scrive David Treuer in un articolo per The Atlantic. “E ripristinerebbe la dignità che ci spetta di diritto. Essere affidati alla custodia del più prezioso paesaggio americano sarebbe una forma di restituzione profondamente significativa”.

 

vedi articolo originale https://www.optimistdaily.com/2021/12/returning-indigenous-land-could-be-our-best-conservation-initiative-yet/