Chi era Helen Keller?

Suffragetta ante litteram, prima persona non vedente a conquistare la laurea negli States, scrittrice affermata, attivista politica, infaticabile pioniera dei diritti delle donne, del controllo delle nascite e di molte battaglie civili che la portarono a incontrare presidenti, statisti e personalità in tutto il mondo, Helen Keller – nata il 27 giugno 1880 e morta il 1º giugno 1968 – è stata l’esempio vivente di come si può trasformare un ostacolo insormontabile in un «bene meraviglioso».

«Le cose migliori e più belle non possono essere né viste né udite, ma sentite nel cuore» arriverà a scrivere Helen Keller in un suo libro. A guidarla verso la luce fu Anne Sullivan, la maestra che la prese per mano ancora bambina e che le restò accanto per oltre quarant’anni. Resa sordo-cieca da una malattia contratta a 19 mesi la piccola Helen – nata il 27 giugno 1880 – cresceva viziata e selvaggia nella tenuta dei genitori in Alabama. Era una bambina acuta ma la sua relazione con il mondo era limitata a pochi segni che solo la figlia dalla cuoca capiva, oltre ai mugolii che la famiglia si sforzava di interpretare, e alle conseguenti crisi di rabbia per non essere compresa. «Nell’immobile buio in cui vivevo non esisteva tenerezza, ma solo odio e collera», fino a quando nella sua vita fece la comparsa la maestra Anne. «Prima che la mia educazione cominciasse – scriveva Helen – ero come una nave prigioniera di una nebbia fitta come una tangibile bianca oscurità, che si dirige a tastoni verso la riva; solo, non avevo compassi e bussole per calcolare a che distanza si trovasse la riva».

Anne Sullivan, che era ipovedente per un’infiammazione batterica contratta da bambina, aveva imparato il linguaggio tattile alla Perkins School for the Blind, migliore studentessa del corso si era poi diplomata insegnante. Armata di una ferma pazienza, impose la disciplina alla piccola Helen insegnandole a sillabare nel palmo della mano la prima parola della sua vita. Era la prima tappa d’un lungo cammino che doveva portarle a un traguardo incredibile.

«Impietrita concentravo tutta la mia attenzione – scriveva nelle sue memorie la Keller – sui movimenti delle dita di Anne Sullivan. A un tratto ebbi la nebulosa coscienza di qualcosa di dimenticato… il brivido di un pensiero mi ritornava, e  miracolosamente il mistero del linguaggio umano mi fu svelato». Appena fu in grado di sillabare un certo numero di parole, Anne le insegnò a leggere dandole delle strisce di cartone su cui quelle parole erano scritte in lettere in rilievo. Helen imparò presto che ogni parola stampata corrispondeva a un oggetto. Le costruirono poi una cornice dove inserire le strisce di cartone e formare così le prime frasi. Imparò poi a pronunciare le prime parole: «Non dimenticherò mai la mia sorpresa, la mia felicità rapita, quando riuscii a articolare la mia prima frase logica: “It is warm”. Anche confuse e penosamente balbettate quelle sillabe erano il linguaggio umano. Consapevole della sua nuova forza la mia anima spezzò infine le sue catene». La sua sete di apprendere la portò a imparare il francese, il latino, e infine alla decisione di iscriversi all’università, nonostante l’opposizione dei genitori. Con Anne sempre al suo fianco, che le traduceva con infinita pazienza nel linguaggio tattile le lezioni di letteratura, di filosofia e tutto ciò che dicevano i professori del Radcliffe College, (corrispettivo femminile dell’Università di Harvard), Helen sosterrà gli esami fino alla laurea in lettere, diventando la prima persona cieca a raggiungere l’incredibile traguardo.

Sin da bambina i suoi progressi avevano attirato l’attenzione di molte personalità, Mark Twain era tra i suoi ammiratori e l’aveva presentata al magnate della Standard Oil, Henry Huttleston Rogers, che le pagò tutti gli studi. Incontrò tutti i presidenti americani da Grover Cleveland, a Woodrow Wilson, a Lyndon B. Johnson, cantarono per lei Enrico Caruso e Fedor Scialiapin. Il famoso basso la strinse a sé in modo da comunicarle direttamente le vibrazioni della sua voce prodigiosa. Il violinista Heifetz suonò per lei, che “ascoltò”  la musica ponendo le mani sul violino. Mentre per farle “sentire” un’opera diretta da Arturo Toscanini la fecero sedere su una pedana di legno che le trasmetteva ogni vibrazione. E mentre pubblicava i suoi libri – La storia della mia vita, Ottimismo, Il mondo in cui vivo, La mia religione – diventò amica di Alexander Graham Bell, di Eleanor Roosevelt, di Charlie Chaplin, di John Rockefeller, di Albert Einstein, di Douglas Fairbanks e Mary Pickford.

Accesa pacifista si oppose alla prima guerra mondiale, difese la causa dei lavoratori, aderì al sindacato Industrial Workers of the World e al Socialist Party of America. Instancabile sostenitrice del diritto al voto delle donne è stata uno dei primi membri dell’American Civil Liberties Union. Nel 1924, Helen cominciò a dedicare ogni minuto della sua esistenza al riscatto dei non vedenti e dei sordi, prima negli Stati Uniti poi in tutto il mondo. Viaggiò in lungo e in largo, incontrando leader mondiali come Winston Churchill, Jawaharlal Nehru e Golda Meir, organizzò manifestazioni, conferenze, incontri, scrisse libri e articoli per far conoscere la sua esperienza, e si lanciò in una campagna per ottenere che negli Stati Uniti venissero creati centri di riabilitazione per fornire a chiunque un’educazione scolastica, e battendosi nel resto del mondo perché i testi in Braille avessero criteri unici. Nel 1948 fu mandata in Giappone come primo ambasciatore di buona volontà dell’America dal generale Douglas MacArthur. Ovunque arrivasse, incoraggiava milioni di non vedenti: «È difficile descrivere Helen Keller – scriveva un giornalista dell’epoca -. Cieca, è come se vedesse tutto. Sorda, ode il mondo parlarle. Questa donna possiede una felicità interna da cui le viene una qualità rara: quella di rendere felice chi le sta accanto».

Le dedicheranno premi e riconoscimenti in tutto il mondo, conquisterà anche un Oscar per aver ispirato il documentario sulla sua vita, collezionerà lauree honoris causa dalle più prestigiose università. La sua storia verrà portata sul grande schermo da Arthur Penn con il film Anna dei Miracoli, mentre la piéce omonima firmata da William Gibson girerà i teatri di tutto il mondo, in Italia l’indimenticabile Mariangela Melato darà il volto ad Anne Sullivan.

Una vita in prima linea fino all’ultimo giorno, Helen Keller si spegnerà nella sua casa ad Arcan Ridge, nel Connecticut, il primo giugno 1968, poche settimane prima del suo 88esimo compleanno.

Qui trovi l’articolo originale.

Lascia un commento