Carissimi Amici della Natura,
nel corso dell’ultima newsletter vi abbiamo chiesto di condividere le vostre considerazioni in merito ai cambiamenti climatici. Pubblichiamo le prime risposte; commentate pure a fondo pagina o scrivete a info@amicidellanatura.it
Marco
1. Lotta isolata, lotta persa
Di questi tempi (ma non solo) ci sono diversi movimenti che a livello globale rivendicano qualcosa che riassumo con il termine “giustizia”: giustizia climatica, giustizia per gli animali, giustizia per i bambini, giustizia per i poveri, giustizia per le donne, giustizia per i rifugiati e così via. Bè, ci sono molte cose diverse che potremmo ritenere più o meno “ingiuste” a questo mondo, ma che si parli di lotta alla violenza o di lotta alla povertà o di lotta ai cambiamenti climatici, il denominatore comune è il cambio generale di direzione, un cambio sistematico dei paradigmi economici, sociali e culturali dell’occidente. Questa fitta e complessa rete di problemi (violenza, guerra, inquinamento, cambiamenti climatici) mi sembra difficilmente districabile, mi sembra un grosso problema unico tutto ingarbugliato e così grande che è difficile visualizzarlo e comprenderlo nel suo insieme.
Mi chiedo: queste “giustizie” sono giustizie separate? Ha senso dividere queste lotte? Non vale forse la pena di approfondire il pensiero dei movimenti sociali intorno a noi e capire se c’è qualcosa in comune con quello ambientalista? D’altronde a noi andrebbe bene qualsiasi modalità per risolvere il problema dei cambiamenti climatici? Si potrebbero usare ad esempio la guerra o la violenza per risolvere la questione? Per me no, per questo vale la pena di darsi obiettivi più ampi e chiari e procedere in una direzione di coerenza tra fini e mezzi.
Certo c’è da studiare, da scoprire, da mettersi in gioco superando la paura.
Chi sa cos’è l’eco-femminismo alzi la mano.
2. Cambiare sì, cambiare come?
Spesso questi movimenti, a livello globale o locale, si esprimono chiedendo ai “potenti”, che siano politici o capitani d’industria, di “fare qualcosa”, di mettere in atto politiche a livello pubblico e privato perché si manifesti un cambiamento.
Pensiamo che il mondo possa cambiare sotto la guida delle leggi degli stati? E in ogni caso, è sufficiente richiedere quel cambiamento?
“Chi cambia sè cambia il mondo”, questa è una verità. Chiedere e attendere il cambiamento non significa cambiare. Il fatto stesso di esistere e agire quotidianamente in un modo o nell’altro ci investe di una responsabilità, che non è delegabile. Cominciare a cambiare il modo in cui ci aggreghiamo, in cui prendiamo le decisioni collettive, in cui agiamo e ci confrontiamo all’interno di piccole comunità è tutto. Non parlo quindi solo di azioni ambientaliste a livello locale, ma di rapporti umani quotidiani. Mi piace ripartire sempre dall’unità più piccola di ogni grande questione: le persone. Prima di spiegare le proprie ragioni è necessario accettare quelle degli altri, spinte da sentimenti e bisogni simili ai nostri. L’empatia e l’ironia salveranno il mondo.
3. Noi siamo natura, abbiamo bisogno di noi
Nei movimenti per la protezione della natura, oggi come negli scorsi decenni, si fa spesso riferimento alla natura come qualcosa da conservare a priori, in qualche modo si parla della natura come una vittima e di noi esseri umani come dei carnefici. Bè, ciò mi sembra deleterio e confusionario per chi vuole comunicare agli altri e alle altre un messaggio di tutela.
La natura non morirà finché anche il più piccolo batterio unicellulare non sarà morto. Che vengano bombe nucleari, cambiamenti climatici, eruzioni vulcaniche, terremoti, maremoti, inquinamento all’ennesima potenza la natura sopravviverà e non sarà né migliore né peggiore di prima. Parlando di cambiamenti climatici bisogna rendersi conto che si lotta per la nostra di sopravvivenza, non per quella della natura. Sono i sistemi antropici ad avere un basso grado di resilienza, non quelli naturali. Siamo noi a doverci proteggere da noi stessi, la natura fa il suo corso, sempre e comunque.
4. Ignorante perché ignora, ovvero comunicare davvero
La forma di espressione più comune dei movimenti sociali e ambientalisti è senza dubbio la protesta nei luoghi pubblici, dove generalmente qualcuno tenta di spiegare a qualcun altro (che siano i potenti o altri “comuni cittadini”), che si stanno facendo le cose nel modo sbagliato. I potenti in genere non se ne preoccupano, a meno che si sia in grado di creargli veri disagi. Per quanto riguarda le persone esterne che non fanno parte di questi movimenti c’è invece spesso molta resistenza, perché ci si sente attaccati nel proprio modo di vivere, si tende a stare sulla difensiva e contrattaccare. Molto spesso questo è dovuto, credo, a un’ignoranza di alcune informazioni di base. Attenersi ai fatti, ai dati scientifici e non parlare per approssimazioni, non cercare di difendere la propria idea a tutti i costi ma mettersi a confronto onestamente e darsi il tempo di informarsi, questo credo sia importante. C’è molta confusione generale ad oggi, un gran transito di informazioni poco precise, è necessario parlare in modo chiaro di cose il più possibile semplici e comprensibili.
Sylvie
Concordo nel considerare i cambiamenti climatici una vera minaccia per il nostro pianeta. Ho firmato la petizione Emergenza Clima di Greenpeace. Firmate anche voi e fate girare… Grazie “I cambiamenti climatici sono un’emergenza anche in Italia. Basta rimandare! Bisogna ascoltare gli scienziati e agire subito per tagliare le emissioni e abbandonare gas, petrolio e carbone. Firma la petizione https://goo.gl/66TMD9″
Francesca
Nel mio piccolo cerco di darmi da fare.
Spero solo di arrivare alla casa in cui intendo mettere la scuola per archetipi, se non andiamo agli schemi profondi che abbiamo dentro, non vedo possibili grandi cambiamenti.
Gli schemi profondi sono quegli impianti della psiche perché da secoli sono impostati su:
paure, potere, controllo, conflittualità, dominare la Terra e le persone eccetera. Un pò la visione di Biglino aiuta a capire, dopo di che va ricondotto il messaggio di Biglino o a noi stessi. Se è vero che altri esseri ci manipolano e hanno condizionato la nostra psiche, è anche vero che sta a noi trovare, dentro di noi, questi atteggiamenti, rendersene conto e scegliere altre strade di relazione e condivisione.
Ma se nn si lavora, come in un entanglement, sui grandi impianti, si resta ad un livello che ha scarsa incidenza sull umanità.