Ikigai (生き甲斐) è un concetto giapponese che significa “una ragione d’essere“. Tutto, secondo i giapponesi, ha un Ikigai. Trovare il proprio “Ikigai “richiede una ricerca profonda e spesso lunga di sé. Tale ricerca viene considerata molto importante, in quanto si ritiene che la scoperta della Ikigai porta soddisfazione e senso alla vita.
Il termine Ikigai è composto: iki (生き) che significa “vita” e kai (甲斐) – quando in sequenza espresso come gai – “significato”. Quindi “un significato per la vita”, vale a dire una ragione per cui alzarsi la mattina.
La parola Ikigai è di solito usata per indicare la fonte di valore nella propria vita o le cose per cui vale la pena vivere. In secondo luogo, il termine è usato per riferirsi a circostanze mentali e spirituali in cui gli individui sentono che le loro vite sono preziose. Non è necessariamente legata alla propria condizione economica o allo stato attuale della società. Anche se una persona sente che il presente è buio, ma ha un obiettivo in mente, comunque può sentire il proprio Ikigai. I comportamenti che ci fanno sentire Ikigai non sono azioni che siamo costretti a prendere, si tratta di azioni naturali e spontanee.
Ci sono persone che in qualche modo sanno per cosa vivono. La famiglia, un sogno, un amore, qualsiasi cosa può rappresentare il proprio Ikigai. Altre persone non saprebbero rispondere alla domanda su qual’è la propria ragione di vita. Una cosa è certa: senza un senso personale della propria esistenza la vita può diventare un contenitore vuoto. L’attenzione andrà a tutto quanto è oggettivamente orribile al mondo, alla polarità “negativa” dell’intero universo, e soprattutto alla polarità opposta alla vita, la morte, nella sua accezione più spiacevole.
Non posso qui affrontare un tema così vasto, che merita sicuramente molto di più di un articolo e che si può esplorare in molti modi, soprattutto esperienziali. Ma per esplorare, ricercare il nostro Ikigai possiamo servirci di una piccola mappa semplificata, che nella sua struttura è diventata una specie di icona, al punto di essere scelto da qualcuno come tatuaggio.
Per muoverci all’interno di questa “mappa” il mio consiglio è quello di rinunciare alla logica ed a esplorarla in modo creativo. Per esempio facendoci delle domande su quale è per noi il valore ed il significato delle parole descritte. Scoprirete che facendolo più volte potrete scoprire magari qualcosa di sempre nuovo. L’invito è quindi a giocarci, ed a dare al vostro Ikigai un valore sempre più sintetico, ad esempio trasformando una frase fino a renderla in una sola parola.
Possiamo trasformare quello che leggiamo in domande, e provare a dare una risposta:
- Cosa amo?
- Di cosa ha bisogno il mondo?
- In cosa sono bravo?
- Per cosa posso essere pagato?
Interagendo, queste quattro aree, creano in effetti quattro ulteriori aree, ed ulteriori domande sul significato per noi stessi di:
- Missione
- Passione
- Professione
- Vocazione
Farsi delle domande anche ripetute, meglio se sono buone domande, è il cosiddetto inquiring ed è molto efficace nell’esplorare se stessi. Meglio ancora se lo si fa in due, ed ancora meglio naturalmente se le domande sono fatte in modo professionale.
Certo non è proprio facile dare una risposta conclusiva a quale è davvero il senso della propria vita. Probabilmente anche la risposta più determinata e definitiva ha dietro molto spazio da esplorare. Tutto sommato, in realtà, come per chi scala una montagna, la ricerca dell’Ikigai è quasi più importante del raggiungerlo. Il viaggio rende felici, non la destinazione. Ma rinunciare ad una destinazione significa rinunciare al viaggio.
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