L’assalto alle terre dei Masai

Carissimi Amici della Natura 

Il GIAN  ha preso da tempo posizione contro un progetto internazionale che mira ad alzare la superficie delle aree protette del pianeta dall’attuale 17% al 30% entro il 2030.

I motivi per cui siamo contrari a questo, secondo noi solo apparentemente encomiabile obiettivo, si spiegano facilmente con i metodi con cui s’intende realizzarlo dal momento che le popolazioni indigene e alle comunità locali, che con la loro sapiente interazione hanno difeso e sviluppato la biodiversità di queste aree, verrebbero allontanate dalle loro terre  chi, convinto di saperne di più sulla conservazione dell’ambiente, ha interessi a creare parchi e aree protette a cui avranno accesso facoltosi turisti desiderosi di vedere gli animali e per niente interessati a conoscere uomini e culture che hanno reso tutto ciò possibile.

Purtroppo questa non è solo  teoria,  ma recenti notizie dimostrano che si tratta di una triste realtà: qualche giorno fa, a Loliondo, in Tanzania, circa 700 membri delle forze armate tanzaniane hanno invaso il territorio dei Masai e sparando contro uomini e donne hanno messo in atto una brutale repressione per costringerli ad abbandonare un’area di 1500 kmq per destinarla alla caccia sportiva, alla conservazione e al turismo dei safari. 

Negli scontri molti Masai sono rimasti feriti, tanti sono stati arrestati i più si sono rifugiati nel bush e stanno cercando di andare in Kenya, visto che il governo della Tanzania vuole arrestare loro e chiunque diffonda materiale su quanto successo. 


Ancora una volta a denunciare tutto questo è Survival International a cui va il nostro plauso per essere sempre in prima linea a difendere i popoli indigeni. A tal proposito ci sembra giusto menzionare la Conferenza “No biodiversity without human diversity” che si è tenuta a Berlino lo scorso 28 Aprile in cui veniva denunciato ancora una volta l’approccio razzista e colonialista alla conservazione. Razzista perchè i veri protagonisti della conservazione non sono i bianchi e vengono rimossi fisicamente dall’immagine che si vuole proporre della Natura e colonialista perchè viene tolta loro la terra per far posto a parchi nazionali e aree protette destinati ad accogliere solo ricchi turisti. In tale conferenza conferenza veniva anche messo in discussione il supporto economico, spesso consistente, che viene dato a questi progetti senza che ci siano delle linee guida su come questi fondi debbano essere spesi, questione che deve essere affrontata seriamente dopo lo scandalo che ha coinvolto il WWF reo non solo di aver finanziato lo sgombero forzato delle popolazioni locali per far largo al Parco di Solonga in Congo ma anche di aver coperto i metodi brutali con cui sarebbe stato fatto (violenze, stupri, torture e perfino omicidi)

 


 

Grist, Fortress conservation’ violently displaces Indigenous people

 

https://velvetmag.it/2019/08/07/wwf-buzzfeed-accusa-coperti-crimini-in-congo-nel-parco-di-salonga

/https://www.buzzfeednews.com/article/tomwarren/leaked-report-wwf-backed-guards-raped-pregnant-women

https://www.buzzfeednews.com/article/tomwarren/wwf-probes-new-murder-allegations-salonga-congo

 

 

 

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