Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di esserne amico, non è stata una sorpresa né un evento straordinario. Lui era fatto così: se gli arrivava uno spunto per una battaglia in cui crederci veramente ci si buttava a capo chino e la faceva sua con il cuore, l’entusiasmo ed il carisma che lo contraddistinguevano.
Era successa la stessa cosa per la campagna per l’acqua pubblica, il Consiglio Comunale aveva votato all’unanimità la volontà di mantenere l’acqua in mano ai Comuni e gli aveva dato mandato di battersi per questo e lui aveva lottato, spiegato e discusso in giro anche per tutta l’Italia del nord riuscendo ad ottenere in Valcamonica un risultato al referendum inimmaginabile.
Era il 2011, nello stesso periodo l’Occidente aveva deciso di far cadere Gheddafi e dalla Libia arrivarono migliaia di profughi. In Valle qualcuno fiutò l’affare: ne arrivarono a decine a Montecampione, in un residence a 1800 metri di altitudine, e a Corteno Golgi. In pratica vennero creati dei ghetti nei quali vennero abbandonate persone già in situazioni di grave di difficoltà.
Da Ales, allora Sindaco di Malegno al secondo mandato, si presentarono un paio di amici che di mestiere facevano i mediatori culturali per la cooperativa K-Pax. Di stranieri in difficoltà se ne intendevano, era il loro lavoro, e avevano alcune idee su come poter accogliere i profughi nel miglior modo possibile, per loro e per noi. Lui sposò in pieno la loro idea, si impegnò a cercare degli appartamenti sfitti e padroni di casa disposti a darli a quei “neri”, il resto lo avrebbe fatto K-Pax. Il resto consisteva nel venire a prenderli ogni giorno, per portarli a corsi di italiano, per seguire le loro pratiche di richiesta di asilo, per conoscere le loro esperienze lavorative e offrire loro la possibilità di imparare qualche altro mestiere.
Naturalmente Ales non si è fermato lì: ha coinvolto l’intera comunità di Malegno nell’accoglienza, e possiamo dire che i profughi passati per di qua siano stati adottati da un intero paese. Tutto ciò non per pietà o carità, sia ben chiaro, ma per quella straordinaria capacità che lui aveva, e che è forse il più grande insegnamento che ci ha lasciato, di trarre da ogni persona il meglio, prenderne tutti i lati positivi tralasciando quelli negativi, perché ogni persona poteva e può insegnarci qualcosa, arricchire le nostre persone, e allo stesso tempo noi possiamo offrire qualcosa a tutti, fosse anche solo qualche battuta ironica (come usava fare anche lui) e una serata in compagnia. Sono tanti a Malegno coloro che si ricordano uno per uno i profughi passati per quegli appartamenti, e contemporaneamente ognuno di loro, ovunque si trovi ora, si ricorda certamente del passaggio sereno e felice, pur in una bruttissima situazione, in quel piccolo paese di duemila anime.
Ecco in cosa consiste in sostanza il virtuoso progetto di accoglienza a Malegno: affrontare un’emergenza che riguarda persone in carne ed ossa e sofferenze con buon senso ed umanità.
Vedi l’articolo tratto dalla fonte ANSA.
Fabio Baffelli per conto della sezione di Lozio