Com’è ormai tradizione da alcuni anni, ad agosto 2024 il GIAN, con una piccola ma entusiasta rappresentanza, è tornato al villaggio Ekometa, nei dintorni di Srebrenica. Anche questa volta, la nostra permanenza in mezzo agli incantevoli boschi della località di Lipovac è stata caratterizzata da un alternarsi di momenti di lavoro e momenti di visita e svago tra le bellezze naturali del posto, sempre in compagnia e sotto la guida di Irvin Mujcic, il fondatore del villaggio.
Purtroppo non è stato possibile terminare il forno a legna per pane e pizza, le cui fondamenta erano state gettate nel 2023, un impegno che consideriamo valido per il prossimo anno. A parte alcuni lavori di manutenzione (ad esempio montare una porta o decorare la parete di una delle casette) e le quotidiane mansioni domestiche, e oltre alla pioggia intensa che ci ha sorpreso in un paio di pomeriggi, abbiamo radunato e preparato i materiali per costruire un letto a castello, così da aumentare il numero di posti disponibili nel villaggio. A proseguire con il lavoro sarebbero poi stati i giovani tedeschi che si sarebbero alternati a Ekometa durante il mese di settembre, con l’obiettivo di risistemare anche un’altra delle casette che era in cattivo stato.
La prima vera escursione di piacere, invece, è stata una gita in barca sul fiume Drina, che marca il confine con la Serbia, nei pressi di Žepa. Il canyon scavato dal corso d’acqua regala paesaggi mozzafiato e una grande sensazione di calma, ma ci riporta con la mente inevitabilmente anche al periodo bellico, quando il fiume e le innumerevoli grotte ai suoi lati servivano da nascondigli o vie di fuga per i tanti civili sfollati e terrorizzati. Soprattutto nel caso di storie ancora così recenti (ricorre infatti l’anno prossimo il trentesimo anniversario del genocidio), l’ambiente circostante ha davvero la capacità di parlarci e di farci riflettere su quei tragici avvenimenti.
La seconda visita rilevante di quei giorni è stata proprio al memoriale del genocidio del luglio 1995 e al cimitero che gli sta di fronte, su una collina dalle forme dolci. Lo spazio espositivo è stato ricavato dall’ex fabbrica che durante la guerra venne impiegata come quartier generale dalle truppe ONU, dando quindi a tutti gli effetti la possibilità ai visitatori di mettere un piede dentro la storia. A differenza di altri genocidi del secolo scorso, quello di Srebrenica ha lasciato dietro di sé molti più materiali e testimonianze, non solo grazie ai successivi processi contro i responsabili, ma anche relativi ai fatti stessi. L’esperienza, quindi, non poteva che rivelarsi un potente e toccante monito sulla guerra, l’utilizzo politico dell’odio e della paura, la distanza abissale tra le grandi istituzioni internazionali e la popolazione civile direttamente coinvolta e vittima della violenza.
Tuttavia, i segni del passato recente non sono evidenti solo in questi “luoghi della memoria” ufficiali e più immediatamente riconoscibili. Il profondo impatto della storia è emerso anche durante una passeggiata alle ex terme di Guber, sulla cima boscosa di una collina vicino al paese. Un tempo nota destinazione termale della Jugoslavia, le cui acque avevano proprietà curative, si tratta di uno stabilimento ormai completamente caduto in rovina, come purtroppo è capitato a tanti edifici in quest’area. Lo stesso, infatti, si può dire per il vecchio cinema, i cui ruderi sorgono ancora a uno degli incroci principali di Srebrenica, un paese tuttora spopolato e permeato di un passato difficile e ingombrante.
Il ritmo giornaliero al villaggio si è fatto più intenso alcuni giorni più tardi con l’arrivo di un gruppo di escursionisti austriaci (anche loro in buona parte Naturfreunde – o Amici della natura), venuti per fare qualche trekking in zona: ci siamo allora dedicati alla loro accoglienza e, al tempo stesso, ci siamo concessi anche noi l’occasione per qualche escursione sui sentieri di campagna, per i boschi e le cave rosse accese di bauxite. Infine, la visita ad alcune conoscenze locali di Irvin, a cominciare da Emin e Sabina, ormai divenuti amici anche nostri, non poteva certo mancare.
Così, anche l’estate del 2024 si è potuta concludere con una nostra visita a Srebrenica e a Ekometa, con la loro atmosfera autenticamente balcanica. Sono state giornate preziose di emozioni e trascorse in buona compagnia immersi nella natura. La cornice del tutto speciale del villaggio sostenibile Ekometa ci dimostra che un altro tipo di turismo e di viaggio è possibile, e soprattutto ne vale proprio la pena!
Enrico Turci
member of GIAN & IYNF