Lo scorso agosto si è tenuto l’annuale viaggio che il GIAN propone per visitare Srebrenica (Bosnia) dove l’associazione locale degli Amici della Natura (PPOM – Prijateli Prirode Oaza Mira) da qualche anno sta realizzando il progetto Srebrenica City of Hope con l’obiettivo di restituire alla città che inevitabilmente viene associata al genocidio del 1995 l’interesse per le proprie tradizioni e bellezze naturali.
Va detto che la pandemia, anche per quest’anno, si è messa di mezzo: la quarantena prevista dalla procedura per il rientro dall’estero in Italia ha trattenuto molti interessati dal prendere parte a questo viaggio (oltre che a far saltare completamente il viaggio dello scorso anno)
Come già scritto nei precedenti articoli la pandemia ha inoltre fortemente limitato le visite per turismo creando non pochi grattacapi economici agli amici bosniaci ma ha anche dato loro più tempo da dedicare alla ri-costruzione del villaggio di Kasapic in Lipovac, incastonato tra le pendici del monte Kak e il fiume Jadar a circa 30 minuti di auto dal centro di Srebrenica.
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Il villaggio consiste attualmente in 3 Sadrvan (a cui se ne aggiungeranno presto altri 2), le tradizionali casette in legno, e una struttura sempre in legno adibita a uso bagni-docce. Quando i lavori iniziarono nel 2019 la strada di accesso e l’area su cui sorge ora il villaggio erano completamente ricoperti da una folta e spessa vegetazione al punto che i primi mesi di lavoro vennero dedicati a disboscare l’area per ripristinarne l’accessibilità.
A due anni dall’inizio, per parola dello stesso Irvin Mujcic (Presidente di PPOM) e nonostante tutti i progressi registrati, i lavori sono ben lontani dall’essere finiti. Ma poter disporre di strutture in legno, interamente costruite a mano, dotate di acqua corrente che arriva dalla vicina sorgente, oltre che di elettricità e acqua calda ci ha lasciati senza dubbio più colpiti per ciò che è disponibile nel villaggio rispetto a quello che ancora manca.
Il soggiorno a Kasapic attraverso la partecipazione attiva alla realizzazione del villaggio, attraverso il contatto diretto con il bosco circostante, attraverso l’adattamento a ritmi e tempi meno frenetici ispirati dal detto locale “polako polako” è quindi una preziosa opportunità di sperimentare la resilienza non solo attraverso la capacità di resistere ma soprattutto di accogliere felicemente il ritorno a una vita rurale.
Più di 125 anni fa nacquero gli Amici della Natura (Internazionale Naturfreunde) sulla base della crescita culturale sia individuale che di gruppo scaturita dal contatto con la Natura nella sua forma più essenziale e diretta: notiamo, con piacere, che la storia si ripete!
fine prima parte