Ancora tutto tace sul TTIP. In pochi sembrano sapere cosa è e i nostri dirigenti si guardano bene dal tenerci informati.
TTIP sta per ‘Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti’ ed è in pratica un trattato tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea per l’abbattimento delle barriere tariffarie e non, accompagnato da una liberalizzazione selvaggia di tutto quello che può portare guadagno economico.
Le trattative avvengono già da molti mesi nel più assoluto silenzio, come se le gravissime conseguenze dell’eventuale approvazione del trattato non riguardassero le nostre vite.
L’Internazionale degli Amici della Natura è molto sensibile a questo tema, tanto che è stata proposta una mozione ad hoc all’ultimo Congresso e si sta creando un Forum che discuta di TTIP e sostenibilità. E’ per questo, che nel rispetto della nostra mission, è nostro dovere raccogliere informazioni sull’argomento e dare il nostro piccolo contributo, sia diffondendo la voce, sia partecipando alla grande manifestazione del 7 maggio a Roma. Auspico vivamente che il GIAN vi parteciperà con una sua delegazione, dando il suo contributo come è avvenuto con la COP21 a Parigi.
Intanto, però, ecco alcuni dei punti del trattato che mi sembrano significativi:
– Abbattimento delle barriere tariffarie tra USA e UE: certo, si potrà pensare che questo porterà ad un aumento delle esportazioni del nostro made in Italy. Sì, è possibile, ma ricordiamoci che non tutti si possono permettere di acquistare il costoso made in Italy di importazione, quindi sono molte le persone all’estero che si accontentano del più economico ‘Italian sounding’, ovvero di quei prodotti che ‘ricordano’ soltanto i veri prodotti italiani, ad esempio il famigerato ‘parmesan’, che molti acquistano come fosse vero Parmigiano. Ricordiamoci anche che le multinazionali dell’Italian sounding non hanno nessuna intenzione di modificare le etichette dei loro prodotti rendendole meno ingannevoli e meno dannose per il made in Italy. Nell’altro verso, l’abbattimento delle barriere tariffarie non potrà che aprire ulteriormente le porte ai prodotti americani, spesso di scarsa qualità se non direttamente OGM. Se l’UE applica il principio di precauzione (mentre addirittura in Italia è vietata la coltivazione di OGM) ebbene negli USA questo principio non viene applicato ma si cerca di giudicare la potenziale pericolosità di un prodotto solo quando ormai questo è pronto per essere immesso sul mercato. Se quindi non si dimostra che esso è pericoloso allora lo possiamo allegramente ingerire (ma si può davvero giudicare la pericolosità di un alimento senza studi pluriennali?). Mi permetto di aggiungere che se venissero ‘sdoganate’ anche le sementi OGM, per l’Italia sarebbe la fine: un discorso è decidere cosa acquistare al supermercato (ci sono già in vendita tanti alimenti contenenti OGM prodotti all’estero e quindi è l’acquirente che ha la facoltà di scegliere per il proprio organismo), un’altra è permettere che coltivazioni OGM (es. il mais, i pomodori, ecc.) prendano piede qua, incrociandosi con le specie autoctone. Allora sì che il made in Italy riceverebbe il colpo di grazia. In Italia siamo così fortunati ad avere tutta questa ricchezza di colture e dobbiamo proteggerle con le unghie e con i denti!
– Si potrebbe rendere più facile l’importazione di combustibili fossili da oltreoceano (es. gas ottenuto dalle sabbie bituminose). Innanzi tutto, si tratta di un’aberrazione dal punto di vista ecologico in quanto si deve trasportare un combustibile fossile attraverso tutto un oceano (con i conseguenti costi economici e ambientali) per poi bruciarlo qua e fare ulteriore danno: insomma un’impronta di carbonio che schizza alle stelle. Senza contare che si buttano alle ortiche i seppur modesti buoni propositi della COP21… Oltre alla diminuzione delle emissioni di CO2 ci dobbiamo preparare alla cosiddetta transizione energetica verso le energie rinnovabili e avere nuovi combustibili fossili a buon mercato certo non aiuterà questa transizione.
– La Risoluzione delle controversie tra Investitore e Stato (ISDS): questo è uno dei punti su cui le trattative si stanno arenando. In pratica si tratta di creare una specie di organismo, un tribunale, sovranazionale (alle cui decisioni, quindi, gli stati si dovranno sottomettere) che dovrà decidere in caso un investitore (leggi multinazionale) decida di fare causa ad uno stato. Ovvero, se una multinazionale ritiene che uno stato, tramite le sue regolazioni interne, le arrechi un danno economico, allora essa può chiedere i danni allo stato in questione. Purtroppo cose simili stanno succedendo già nel mondo e anche vicino a noi, e il meccanismo è sempre lo stesso: uno stato ha certe regole a salvaguardia o dei propri prodotti o dei propri lavoratori, la multinazionale per avere più guadagni deve abbassare al massimo i costi, ad esempio pagando meno i lavoratori, o facendo meno controlli, o evitando certe procedure, ecc., siccome lo stato è visto come quello che mette i bastoni tra le ruote al sacro profitto allora la multinazionale gli fa causa. Il problema è che, visti gli indennizzi milionari, molti stati sono costretti a cedere al ricatto. Ricordiamoci che nelle trattative del TTIP si mira ad una armonizzazione secondo il meccanismo del minimo comune denominatore, ovvero ci sarà una corsa al ribasso in termini di qualità, sicurezza e diritti.
– Abbattimento delle barriere non tariffarie, ovvero di tutte quelle misure che pongono dei limiti ad alcuni scambi commerciali. Anche queste, infatti, possono essere considerate dannose per il profitto delle multinazionali e, perché no, essere oggetto di disputa in sede di ISDS.
– L’abbattimento di barriere si vuole non solo per i prodotti ma anche per i servizi, dei tipi più disparati. Ciò non potrà che riflettersi sulla sanità, l’istruzione e molti altri campi fondamentali. Facciamo l’esempio di una scuola che volesse servirsi di cibi locali e bio per la propria mensa: un’azienda terza potrebbe impuntarsi che la scuola non agisce secondo i principi della libera concorrenza e che l’appalto per la mensa deve essere aperto a tutti (indipendentemente dalla qualità del prodotto offerto). E’ facile capire come la libertà di scelta, in ultima analisi, verrebbe sempre più limitata.
Per concludere, il fatto che le trattative vengano tenute segrete non è certo un buon segno, quindi cerchiamo di essere cittadini consapevoli e di tenerci informati.
Ecco il link al sito italiano di Stop TTIP: http://stop-ttip-italia.net/
Questo invece è il link alla spiegazione del TTIP data da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_transatlantico_sul_commercio_e_gli_investimenti
E mi raccomando tutti in piazza a Roma il 7 maggio!
Cristina Dei